Consapevoli o meno, gli adulti della nostra società, e soprattutto le donne, usano un particolare registro di linguaggio per rivolgersi ai bambini, chiamato “mammese” (motherese) o lingua rivolta al bambino (child direct speech, CDS).
Questo registro linguistico è caratterizzato da una prosodia (intonazione) esagerata rispetto al significato, che pone in rilievo certe sillabe o la parte finale della frase, molte ripetizioni e espansioni e prevede l’utilizzo prevalente di termini concreti. Dal punto di vista della struttura della frase presenta molte semplificazioni, evita ad esempio le frasi passive e le subordinate e prevede la riduzione della lunghezza dell’enunciato. Nel mammese possiamo rilevare inoltre parole maggiormente scandite rispetto all’utilizzo delle stesse nel registro conversazionale normale.
Questo registro serve alla madre per mantenere una buona relazione con il bambino, tenere viva la sua attenzione e non sovraccaricarlo di informazioni.
Interessante è anche la tipologia dei gesti che le madri utilizzano per parlare con i loro bambini, infatti mentre nel colloquio tra adulti i gesti sono prevalentemente enfatici, nel mammese i gesti sono soprattutto deittici e rappresentativi, al fine di fornire il maggior numero possibile di informazioni al bambino, quasi quindi come un rinforzo del linguaggio orale.
L’origine del mammese è intrinseco alla natura umana, rafforzato da fattori sociali e culturali; qualora questa metodica comunicativa non si sviluppasse, può essere utile seguire delle indicazioni specifiche per farla emergere e migliorare la qualità della interazione.